Condividiamo comunicato stampa del gruppo #ricominciamo relativamente alle recenti dichiarazioni del Ministro Franceschini.
“In relazione alle dichiarazioni del Ministro Franceschini crediamo opportuno ribadire che:
1) Non vi è alcuna necessità di sperimentazioni relativamente alla organizzazione di eventi
pubblici che rispettino protocolli di sicurezza.
2) Le capienze degli spazi dove si svolgono spettacoli ed eventi pubblici dovranno essere
determinate localmente sulla base di dimensioni e caratteristiche degli stessi e
conseguentemente alle diverse applicazioni delle modalità organizzative possibili indicate nel
protocollo #ricominciamo.
3) Il nostro protocollo sottoscritto da più di 80 diverse sigle del mondo dello spettacolo è il frutto
di 6 mesi di lavoro collettivo e condiviso di professionisti e medici del settore.
4) Oltre ai complimenti e a un parziale riconoscimento chiediamo al Ministro Franceschini di
provare concretamente, finalmente, il riconoscimento del settore, ottenuto con tanta fatica
attraverso proposte operative e perseveranza dialettica.
5) Vanno concepiti e applicati ristori “ad hoc” per chi riaprirà applicando il protocollo e,
soprattutto, farà lavorare. Il ristoro dovrebbe essere parametrato all’effettivo lavoro creato
nello spettacolo, non solo alla mera riapertura.
6) Andranno sostenuti alcuni comparti che non potranno ripartire neanche con parametri
allargati (piccoli live club, dancing, piccoli teatri), che pur hanno dato lavoro da sempre a
migliaia di lavoratori dello spettacolo e nutrito le anime di milioni di persone.
7) Sarà determinante il superamento del sistema dei colori che non può essere sostenuto da
nessun tipo di spettacolo che necessita programmazione, produzione e promozione, attività
incompatibili con una modalità di cambiamento settimanale o quindicinale della possibilità di
lavorare. Questo sistema, inoltre, con la sua congenita precarietà, inibisce la potenzialità
imprenditoriale e la necessità di poter vendere biglietti fuori dal proprio territorio regionale
Crediamo che il lavoro, il fare, sia l’unica azione possibile”